Mi ci è voluto molto per ideare questo articolo. State per leggere un articolo su una serie a cui mi sono molto affezionata, la migliore dopo Dexter, naturalmente!
Dopo le prime impressioni (che trovate qui), come vedete (anzi, come leggete) sono ancora viva. Non solo, sono rimasta piuttosto sorpresa.
Piccola nota: il mio articolo non contiene spoiler, perciò leggete in tranquillità.
Dopo le prime impressioni (che trovate qui), come vedete (anzi, come leggete) sono ancora viva. Non solo, sono rimasta piuttosto sorpresa.
Piccola nota: il mio articolo non contiene spoiler, perciò leggete in tranquillità.
Quel che ho notato dopo una prima breve analisi è che la prima stagione del medical drama ha un andamento che molte serie hanno fatto proprio: quello della divisione in due parti. La prima, che in The Knick comprende i primi sei episodi, ha una trama lineare in cui i personaggi definiscono se stessi e le loro storie. Lo spettatore ha il tempo di scegliere a quale affezionarsi (ma a grandi linee tutti amano l'infermiera Lucy e disprezzano Barrow).
Dal settimo episodio, Get the Rope, tutto cambia: le storie si intrecciano, i personaggi mostrano lati nascosti e cominciano ad accadere cose che lo spettatore immaginava a grani linee.
La trama è orizzontale, non fortissima, ma costante. Le vicende si susseguono senza bruschi cambiamenti, ma, a partire dagli ultimi episodi c'è un'irrinunciabile escalation che apre le porte ad una splendida (si spera) seconda stagione.
Vengono affrontati i classici temi della serie TV medica: le relazioni tra colleghi, le ambizioni tra nemici, la storia del chirurgo geniale, la corruzione. Questa volta, però, tutto ciò è visto dal 1900. In più, The Knick ha un'ambientazione inedita e un cast spettacolare e per fortuna Clive Owen non monopolizza la serie: intorno a lui ci sono attori altrettanto talentuosi.
Restando in ambito "tematiche" vorrei soffermarmi su una tra esse. In The Knick viene posto un grande accento sul razzismo di inizio secolo. Sicuramente l'intenzione è quella di creare disgusto (perché non bastava quello della sala operatoria), ma, oltre ad essere indignato, lo spettatore deve essere estremamente grato a Soderbergh.
Il regista ha saputo dare ai suoi spettatori una fotografia esatta della situazione dei neri nell'America del 1900: qualcosa che nessun libro ha mai saputo dare. Perché? Perché i libri raccontano la storia, che sembra sempre più lontana di quel che è. Il lungometraggio, specialmente quello di Soderbergh, è capace, invece, di far andare indietro nel tempo e far immedesimare pienamente.
Insomma, The Knick è la serie che colpisce prima allo stomaco e poi al cuore.
E in un medical drama in cui la morte incombe e il pessimismo fa da sfondo, non c'è spazio per il lieto fine. C'è spazio per un finale che lascia con il fiato sospeso e l'amaro in bocca.
Dal settimo episodio, Get the Rope, tutto cambia: le storie si intrecciano, i personaggi mostrano lati nascosti e cominciano ad accadere cose che lo spettatore immaginava a grani linee.
La trama è orizzontale, non fortissima, ma costante. Le vicende si susseguono senza bruschi cambiamenti, ma, a partire dagli ultimi episodi c'è un'irrinunciabile escalation che apre le porte ad una splendida (si spera) seconda stagione.
Vengono affrontati i classici temi della serie TV medica: le relazioni tra colleghi, le ambizioni tra nemici, la storia del chirurgo geniale, la corruzione. Questa volta, però, tutto ciò è visto dal 1900. In più, The Knick ha un'ambientazione inedita e un cast spettacolare e per fortuna Clive Owen non monopolizza la serie: intorno a lui ci sono attori altrettanto talentuosi.
Restando in ambito "tematiche" vorrei soffermarmi su una tra esse. In The Knick viene posto un grande accento sul razzismo di inizio secolo. Sicuramente l'intenzione è quella di creare disgusto (perché non bastava quello della sala operatoria), ma, oltre ad essere indignato, lo spettatore deve essere estremamente grato a Soderbergh.
Il regista ha saputo dare ai suoi spettatori una fotografia esatta della situazione dei neri nell'America del 1900: qualcosa che nessun libro ha mai saputo dare. Perché? Perché i libri raccontano la storia, che sembra sempre più lontana di quel che è. Il lungometraggio, specialmente quello di Soderbergh, è capace, invece, di far andare indietro nel tempo e far immedesimare pienamente.
Insomma, The Knick è la serie che colpisce prima allo stomaco e poi al cuore.
E in un medical drama in cui la morte incombe e il pessimismo fa da sfondo, non c'è spazio per il lieto fine. C'è spazio per un finale che lascia con il fiato sospeso e l'amaro in bocca.