Ieri sera, 12 Settembre 2014, ho avuto il grande piacere di assistere alla presentazione di un libro intitolato "Limba romana - intre paranteze", tradotto, "La lingua romena - tra parentesi", scritto da Eugenia Bojoga. La scrittrice è lettore presso l'università "Babes-Bolyai" di Cluj e professoressa all'università "L'Orientale" di Napoli. Il suo libro non è un manuale di grammatica. Esso è piuttosto un libro sulla storia contemporanea della Bessarabia.
Eugenia Bojoga cerca di passare attraverso la storia della lingua romena in quel tratto di terra tra il Prut e il Nistro, per capire perché a Chisinau la lingua romena è così diversa da quella parlata in Romania. Il tutto è da ricercare nel simbolismo identitario della Moldavia, privata per così tanto tempo di un'identità propria, e ora alla ricerca esasperata di quest'ultima.
Sappiamo, infatti, che per circa 160 anni a partire dal 1812 la Moldavia fu una provincia dell'immenso impero zarista: e per questo motivo ha subìto una fortissima russificazione. Il romeno, la lingua originaria della zona, arrivò ad essere gradualmente bandita e la popolazione era costretta ad esprimersi in russo. Come conseguenza, Alexei Mateevici, nel suo poema che venne scelto come inno nazionale non utilizza né il sintagma "lingua romena", né quello "lingua moldava". Perché la lingua moldava era praticamente il romeno, ma il romeno era bandito. Mateevici preferisce sorvolare, utilizzando il sintagma "la nostra lingua". Sotto vi è l'inno, nelle informazioni del video la traduzione in inglese. .
Sappiamo, infatti, che per circa 160 anni a partire dal 1812 la Moldavia fu una provincia dell'immenso impero zarista: e per questo motivo ha subìto una fortissima russificazione. Il romeno, la lingua originaria della zona, arrivò ad essere gradualmente bandita e la popolazione era costretta ad esprimersi in russo. Come conseguenza, Alexei Mateevici, nel suo poema che venne scelto come inno nazionale non utilizza né il sintagma "lingua romena", né quello "lingua moldava". Perché la lingua moldava era praticamente il romeno, ma il romeno era bandito. Mateevici preferisce sorvolare, utilizzando il sintagma "la nostra lingua". Sotto vi è l'inno, nelle informazioni del video la traduzione in inglese. .
Dopo la digressione storica, affascinante e tormentata, si sono succeduti vari interventi dal pubblico. Sono rimasta impressionata dalla foga e dalla passione con cui i cittadini moldavi parlavano della lingua cosiddetta "moldava", definizione contestata dai più.
E, come al solito, c'è stato qualcuno che, vedendo la questione "dal di fuori" ha osservato, giustamente, che il "moldavo" sembra semplicemente un dialetto più marcato, al pari di quello marchigiano nell'italiano, della lingua romena.
Ma, forse, tra 50 anni, di questo neanche si parlerà più. Il tempo, a volte, risolve quel che i popoli non riescono a fare da soli.
Vi lascio ad alcune foto dell'evento. L'album completo si trova cliccando qui
E, come al solito, c'è stato qualcuno che, vedendo la questione "dal di fuori" ha osservato, giustamente, che il "moldavo" sembra semplicemente un dialetto più marcato, al pari di quello marchigiano nell'italiano, della lingua romena.
Ma, forse, tra 50 anni, di questo neanche si parlerà più. Il tempo, a volte, risolve quel che i popoli non riescono a fare da soli.
Vi lascio ad alcune foto dell'evento. L'album completo si trova cliccando qui